Che aiuto offre la fede?


Gli uomini, giovani e non più giovani, hanno bisogno ultimamente di una cosa: la certezza della positività del loro tempo, della loro vita, la certezza del loro destino.

Il metodo ha come sua sorgente "l'urto" con una presenza imprevedibile e grande, che la ragione riconosce letteralmente come "sovrumana".

Don Julian Carron


LA TESTIMONIANZA DI GIUSEPPE

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DELLA TESTIMONIANZA

Come diceva don Luigi Giussani, “la Carità non è un gesto che si esaurisce con un'azione ultimamente estrinseca alla propria natura, che possa evitare un vero coinvolgimento di se stessi. La carità, come gesto veramente umano, è un dono di sé commosso, per il bene di chi si aiuta e che cambia profondamente chi lo fa. Quando ci si accorge che qualcuno intorno a noi ha bisogno, come sempre più spesso avviene in questo periodo di crisi, ci si rende conto che quello che abbiamo non è nostro.” 

Ci si accorge che tutto è un dono: la vita che non ci siamo dati, la salute che non è ultimamente nelle nostre mani (vedi Coronavirus), l'intelligenza con cui ci muoviamo nella realtà, gli affetti, l'educazione, l'istruzione, il lavoro, il benessere più o meno grande di cui godiamo...  

Così, ci muoviamo per sopperire al bisogno di altri, questo è quello che mi è avvenuto ancora prima che succedesse la pandemia. 

Mi ero accorto, che il bisogno stava aumentando; bisogno di cibo, di lavoro, di casa, di solidarietà e compagnia umana e io da pensionato, me ne stavo lì con le mani in mano.

Ho capito che occorreva vivere quotidianamente di vera carità, di dono di me stesso, con il desiderio di bene anche nella vita e negli interessi quotidiani.

Seguendo tra l’altro, l’esempio e la testimonianza del nostro amico Andrea Aziani, (morto nel 2008 in Perù) che ha dato la vita per questo coinvolgimento con le persone bisognose che incontrava.

Così, avendo avuto l’occasione di vedere una realtà simile al Portico della Solidarietà, intuendo che era una modalità intelligente di rispondere al bisogno, in particolare per la distribuzione gratuita di cibo, mi sono mosso per cercare di realizzarlo anche qui ad Abbiategrasso, proponendolo all’Amministrazione e ai Servizi sociali del Comune. 

Coinvolgendomi con amici vecchi e nuovi, i circa 30 volontari vengono da storie e da sensibilità diverse, abbiamo iniziato questa “opera caritativa” chiamandola Portico della Solidarietà, con un grande disponibilità e aiuto da parte del Banco Alimentare della Lombardia.

Oggi siamo in grado di rispondere al bisogno di cibo per circa 400 famiglie, con il coinvolgimento importante, sia della Amministrazione Comunale, che attraverso le Parrocchie e gli Oratori della Comunità Pastorale di Abbiategrasso e la generosità di molti donatori (aziende, enti e molte persone singole). 

In questa esperienza ho riscoperto che questo desiderio di bene di nuovo in azione è il più potente fattore che fa rinascere una creatività, una forza di aggregazione, una speranza nuova e più solida, capace di costruzione, come il Portico.


Per maggiori informazioni sulla realtà de Il Portico della Solidarietà di Abbiategrasso, clicca qui